Canti per l’assemblea
La Messa della domenica mattina presso l’Annunziata è animata da un piccolo coro che accompagna con i canti la celebrazione liturgica.
Le prove del coro si svolgono solo in alcuni periodi dell’anno.
Chi fosse interessato a partecipare al Coro può contattare:
- Sabina Berselli per San Mamolo
- Luca Dore e Suor Marina per SS.Annunziata
tel 051 580357mail: coro.ssannunziata@libero.it
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“Chi canta prega due volte” S.Agostino
Il cantore
Il termine ebraico giusto per cantore è ba’al tefillà, maestro di preghiera.
Il compito del cantore è di guidare alla preghiera. Egli non sta dinanzi all’arca come un artista isolato. Sta davanti all’arca non come individuo, bensì con l’assemblea. Deve identificarsi con l’assemblea. Il suo compito è di rappresentare la comunità e allo stesso tempo di ispirarla. Nella sinagoga la musica non è fine a se stessa, ma strumento di esperienza religiosa. La funzione della musica è di aiutarci a vivere con intensità il momento del confronto con la presenza di Dio, ad aprirci a lui nella lode, nell’esame critico di noi stessi, e nella speranza.
Ci siamo abituati a credere che il mondo è un vuoto spirituale, mentre i serafini proclamano che “tutta la terra è piena della sua gloria”. Soltanto ai serafini è dato questo senso della gloria? “I cieli proclamano la gloria di Dio”. In quale modo la proclamano? In quale modo la rivelano? “Non c’è discorso, non ci sono parole, né siode la loro voce”. I cieli non hanno voce; la gloria non è udibile. E compito dell’uomo rivelare ciò che è nascosto, essere la voce della gloria, cantare il suo silenzio, formulare in parole, per così dire, quello che è nel cuore di tutte le cose. La gloria è qui, invisibile e silenziosa. La voce è l’uomo. Il suo compito è essere il canto. Il cosmo è un’assemblea che ha bisogno di un cantore.
Il timore reverenziale è il prerequisito della fede e una componente essenziale del cantore. La perdita di tale timore, che si deve nutrire alla presenza dell’assemblea, la non consapevolezza di quanto siamo poveri nello spirito e nelle azioni, è una carenza pericolosa.
Un uomo istruito aveva perso ogni sua fonte di introito e cercava un modo di guadagnarsi da vivere. I membri della sua comunità, che lo ammiravano per la sua erudizione e pietà, gli chiesero di fare per loro il cantore nei “Giorni del timore”. Maegli si considerava indegno di svolgere questa funzione di portavoce della comunitàcon il compito di presentare le preghiere dei suoi simili all’Onnipotente. Si recò dal suo maestro, il Rabbi di Husiatin, e gli espose la sua triste situazione, parlandogli anche dell’invito a servire come cantore nei “Giorni del timore”, e della sua paura di accettare l’invito e di dover pregare a nome di tutta l’assemblea. “Abbi timore, e prega” fu la risposta del rabbi.
(A.J. Heshel, Il canto della libertà)