Collatio 10-11-2018

Matteo 26,31-35

Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo.

Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

Nella notte terribile del tradimento e del dono, Gesù sa che quello che sta per accadere a Lui è troppo grande per i discepoli e che non ce la faranno a rimanergli fedeli: la loro sequela sta per naufragare e la loro defezione è inevitabile. Eppure Gesù non si rivolge loro né per incitarli né per rimproverarli; dice loro semplicemente che accadrà, che fa parte del gioco (così è scritto), ma che non sarà l’ultima parola. Quando tutto sarà finito, sulla strada della risurrezione Lui sarà là ad attenderli e a guidarli in un nuovo inizio. La reazione di Pietro e la sua dichiarazione di fedeltà ad ogni costo è presuntuosa e commovente al tempo stesso, nella sua ingenua sincerità. Ma non si tratta più di questo. Nessuna vecchia sequela, fondata sulla propria fiducia e le proprie risorse, sopravviverà a questa notte, in cui ogni cosa sprofonda nel buio. Ma né Pietro né gli altri discepoli possono accettare la fine di tutto: davvero non hanno paura di morire, ma non immaginano che sta per arrivare il momento in cui colui al quale stanno promettendo indefettibile fedeltà avrà ai loro occhi una forma così lontana dai loro sogni da non essere più in grado di riconoscerlo. Tutti continuano a dire che non verranno meno, sostenuti dal ripetersi di un “IO non ti rinnegherò” che non permette loro di vedere né di sentire altro. E sarà proprio questa fiducia in se stessi a non permettere loro di ascoltarlo ancora e di seguirlo. Gesù non replica, si lascia sommergere dalle promesse dei discepoli; in fondo sono il modo con cui riaffermano, nella paura dell’ignoto che li attende, la loro appartenenza e il loro affetto per Lui. Tutto crollerà, ma tutto ricomincerà e nulla sarà più come prima. Gesù non ha bisogno di convincerli. Sa che da questo passaggio pasquale rinascerà nei discepoli una sequela nuova, non più fondata sulla proprie forze o sulla convinzione delle proprie dichiarazioni, ma su di Lui in una sempre più disarmata fiducia.