“In suo nome io ti segno con il segno della croce”
Il “segno di Cristo salvatore” è l’affidamento di noi e dei nostri figli alla potenza di salvezza dell’amore di Gesù, un amore portato fino in fondo, fin nell’offerta piena di sé sulla croce.
Ma è anche il segnale che indica di quale amore stiamo parlando quando diciamo che il fine della vita battesimale è “imparare ad amare Dio e il prossimo come Cristo ci ha insegnato”.
Insomma è impossibile imparare ad amare, davvero, non a parole, schivando all’infinito la croce. Non quella infeconda, che ci procuriamo da noi stessi, ma l’esperienza ineliminabile della contraddizione, del dolore, della perdita, del fallimento, dell’umiliazione, della sconfitta.
La necessaria protezione che i genitori riservano ai loro figli per una loro serena crescita diventa falsificazione e soffocamento quando non permette l’incontro con questa dimensione della vita; come una minestra senza sale, e che finisce per diventare nauseante. Il segno della croce ci ricorda quanto i nostri figli non abbiano bisogno che togliamo davanti a loro ogni increspatura e dramma dell’esistenza, ma che possano sapere di contare sulla nostra presenza e il nostro sostegno. Il sostegno necessario per attraversare e imparare, non per evitare e rimanere incapaci di rispondere, come eterni bambini narcisisti e tiranni. Senza sostegno e fiducia non potrà maturare nessuna vera responsabilità.
“Dio onnipotente, tu hai mandato il tuo unico Figlio
per dare all’uomo, schiavo del peccato, la libertà dei tuoi figli;
umilmente ti preghiamo per questo bambino,
che fra le seduzioni del mondo dovrà lottare contro lo spirito del male:
per la potenza della morte e risurrezione del tuo Figlio,
liberalo dal potere delle tenebre, rendilo forte con la grazia di Cristo
e proteggilo sempre nel cammino della vita”.
La vocazione all’amore può compiersi solo nella libertà. E questa si ottiene davvero solo quando si è liberi da noi stessi, dai nostri egoismi, dalle nostre meschinità, dalle nostre paure. Crescere verso un cuore libero capace di amare significa non solo attraversare la croce, ma vincere le “seduzioni del mondo”. E la prima fondamentale seduzione è quella di lasciarsi portare comodamente dalla corrente, osservando la vita da posizione sicura, un po’ assopita, senza prendere parte alla lotta: “dovrà lottare contro lo spirito del male”!
Capiamo bene che non si tratta semplicemente dei nostri figli. Si tratta di noi tutti.
Il cristiano è un lottatore, non sta sugli spalti a tifare. Prende parte all’agone della storia, non la guarda da lontano, da spettatore, magari lanciando sentenze da dietro uno schermo, ma si schiera, si sporca le mani, si impegna. Il cristiano ha a cuore il mondo, gli uomini e il loro destino.
C’è un male che si annida in noi e intorno a noi che la vocazione all’amore ha la precisa responsabilità di combattere con la forza della conversione personale e l’impegno nel mondo.
“Ti ungo con l’olio, segno di salvezza:
ti fortifichi con la sua potenza Cristo Salvatore,
che vive e regna nei secoli dei secoli”.
SUGGERIMENTI DI LETTURE, ASCOLTI E VISIONI
Libri per bambine e bambini
A caccia dell’orso
Michael Rosen ed Helen Oxenbury
Musica
Guerriero di M. Mengoni
Matter of time di E. Vetter
Il mio nemico di S. Silvestri
Le Déserteur di S. Reggiani
Un giorno credi di E. Bennato
Innunedo di Queen
Padroni di niente di F. Mannoia
Solo le pido a Dios di M. Sosa
Se io fossi un angelo di L. Dalla
Il mio nome è mai più di Ligabue, Jovanotti, Pelù
Abbi cura di me di S. Cristicchi
Glory di Common, J. Legend
Civil war di Guns n’ roses
Il conforto di T. Ferro e C. Consoli
Mi fido di te di L. Jovanotti
Film
Letture
Veglia con i Giovani 2016 di Papa Francesco
La pace come cammino di don Tonino Bello
A dire il vero non siamo molto abituati a legare il termine PACE a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire:
“Quell’uomo si affatica in pace”, “lotta in pace”, “strappa la vita coi denti in pace”… Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni:
“Sta seduto in pace”,
“sta leggendo in pace”,
“medita in pace…
La pace, insomma, ci richiama piu’ la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato…
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non e’ un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.
La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Si’, la pace prima che traguardo, è cammino, e per giunta…cammino in salita”.