Isaia 60,15-18
15 Dopo essere stata derelitta,
odiata, senza che alcuno passasse da te,
io farò di te l’orgoglio dei secoli,
la gioia di tutte le generazioni.
16 Tu succhierai il latte delle genti,
succhierai le ricchezze dei re.
Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore
e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe.
17 Farò venire oro anziché bronzo,
farò venire argento anziché ferro,
bronzo anziché legno,
ferro anziché pietre.
Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia.
18 Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra,
di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.
Tu chiamerai salvezza le tue mura
e gloria le tue porte.
Quel “dopo” con cui cominciano i versetti di oggi potrebbe essere inteso anche come un “per”. Sarebbe così più un passaggio purificatore che una condizione semplicemente da superare. C’è un abbassamento, una umiliazione, una mancanza che possiamo considerare come qualcosa che deve solo al più presto lasciare spazio ad altro, o come un’occasione, come un’esperienza dentro la quale costruiamo pian piano, o meglio viene operata in noi, una nuova, più profonda e splendente identità, che davvero è capace di rimanere, e di trasmettersi come gioia per le generazioni future. Anzi, proprio lì ammettere, che senza quelle doglie, saremmo rimasti sterili, nulla di nuovo sarebbe stato generato. Questa umiliazione ci renderà più umili, capaci di aprirci e di accogliere la ricchezza altrui, come bimbi che succhiano il latte e che sanno imparare da tutti, e non più come onnipotenti autosufficienti che si salvano da soli, perché “saprai che io sono il Signore, il salvatore!”. È Lui che trasformerà il materiale povero della nostra vita e anche delle nostre aspettative e desideri, in una sorpresa di sovrabbondanza e di ricchezza impensati, tutto dono suo. Nella sua casa celeste non avremo più bisogno di sovrani e governatori, perché saranno la sua pace e la sua giustizia a regolare, dal di dentro del cuore santificato di ciascuno, le nostre relazioni e il nostro stare insieme: “non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra!”. Una salvezza e un rendimento di grazie che si concretizzeranno nelle mura della città promessa, nelle sue porte, come un abbraccio di Dio per l’umanità radunata.