Collatio Marco 13,14-23

«Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.

In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
Pregate che ciò non accada d’inverno; perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.
Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto».

Da, “quando sentirete” del v. 7 si passa al “quando vedrete”. La fine si avvicina. Il punto di rottura è la profanazione e distruzione del tempio e di Gerusalemme, e l’ingresso nella grande tribolazione. Non c’è più un luogo di sicurezza alle nostre spalle, al quale fare ritorno, ci si può solo avventurare verso una precarietà dura, dolorosa, senza un futuro protetto in questo mondo. C’è solo la preghiera, perché l’umanità non sia del tutto schiacciata, trascinata via dallo sgretolarsi della scena del mondo. Dio stesso, nella sua provvidenza sulla creazione, pone un limite ai giorni della tribolazione. Il tempio è ora sostituito dalla presenza degli eletti dentro la storia dolorosa dell’umanità: sono loro il nuovo, fragile e prezioso, santuario di Dio. Anch’essi parte di un mondo destinato alla distruzione, ma allo stesso tempo, in quanto eletti, ponte verso la salvezza di Dio a vantaggio di tutti gli uomini. Come all’inizio del suo discorso, Gesù ripete loro che la tentazione sarà sempre, anche per gli eletti, quella di affidarsi alla false sirene di chi si presenta come salvatore, come scorciatoia per evitare la inevitabile fine. “Fate attenzione!”: la consapevolezza dei discepoli davanti alla grande tribolazione dovrà custodire il senso della chiamata a testimoniare, con la perseveranza della fede e della preghiera, oltre ogni inganno, la speranza nella permanente fedeltà di Dio all’umanità attraverso e oltre la fine di tutte le cose. Alla fine del mondo, come in ogni “fine di un mondo”, i discepoli, come eletti di Dio, custodiscono e si affidano alle parole di Gesù (“Io vi ho predetto tutto”) che aprono gli occhi davanti ad ogni ingannevole pretesa mondana di autosufficienza e stabilità, e nutrono l’attesa piena di speranza del glorioso ritorno del Signore.

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