Matteo 27,57-61
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù.
Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.
Il racconto si fa ora calmo, con gesti semplici e accurati. Giuseppe di Arimatea è per Matteo un uomo ricco divenuto discepolo; non si fa più cenno al suo appartenere al sinedrio, né ad un eventuale rischio connesso alla richiesta del corpo. Viene in mente la parola che Gesù aveva detto sui ricchi, e la loro difficoltà ad entrare nel regno: impossibile agli uomini, possibile a Dio. Il ricco Giuseppe, unico discepolo presente in quest’ora, mette a disposizione del maestro il suo preziosissimo sepolcro nuovo. I gesti di attenzione e di cura per il corpo di Gesù e la grande dignità della sua sepoltura ci fanno tornare alla mente l’inizio della passione: la donna di Betania aveva anticipato questo momento prendendosi cura del corpo di Gesù con un impiego di risorse economiche che aveva impressionato e scandalizzato i discepoli (26,6-13). Una grande “ricchezza sprecata” (anche per il sepolcro, che sarà utilizzato solo per poche ore e poi rimarrà “il sepolcro vuoto” per eccellenza…), da parte di questi discepoli “marginali”, avvolge la passione e la morte di Gesù come in un ideale passaggio di testimone: la donna di Betania consegna alla passione il corpo di Gesù unto del profumo preziosissimo, e ora Giuseppe lo riceve, accogliendolo nel ricco sepolcro che aveva preparato per sé. Il vangelo non lo chiama con il termine proprio che indica il “corpo morto” (il “cadavere”). Quello di Gesù è il corpo che ha offerto (“prendete, mangiate: questo è il mio corpo” 26,26) e che ora è circondato di una amorevole cura, piena di affetto, di gratitudine, di umana pietà. Il vangelo a questo punto nota la presenza delle donne, sedute davanti alla tomba. E così il racconto si apre silenziosamente a ciò che dovrà ancora accadere.