2 Tessalonicesi 2,13-17
Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità.
A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Paolo riprende, con le sue stesse precise parole, il ringraziamento con cui aveva aperto la lettera (1,3): davvero, e vale la pena ripeterlo, Paolo deve sempre ancora ringraziare Dio per i cristiani di Tessalonica, perché in loro riconosce quella apertura alla verità che, nonostante il mistero dell’iniquità operante nel mondo, li ha resi “fratelli amati dal Signore”: questo è davvero “grazia”, meraviglia, dono di Dio. Paolo non può che contemplare ammirato questa opera di Dio in loro. È la grazia di essere stati scelti e di avere corrisposto ad essere “primizia per la salvezza”. In loro per primi si comincia ad operare una salvezza alla quale tutti gli uomini sono chiamati, e che si realizza per la potenza di santificazione dello Spirito e la fede nella verità. Il loro credere non è una realtà scontata, come non lo è per noi, per nessuno: è sempre la meraviglia di un vivere alternativo al mondo, di dare credito al Vangelo, di riconoscerci figli di un Padre celeste che si ama e quindi fratelli che imparano ad amarsi gli uni gli altri, come inizio, primizia dell’umanità nuova. Non è per noi stessi, ma per tutti che siamo chiamati a credere al vangelo, perché tutti entrino nella salvezza e nella gloria del Signore Gesù. Ma questa meravigliosa grazia della fede, inizio nuovo e “controcorrente” al mondo, ha bisogno continuamente di rinnovarsi, di rinforzarsi, di approfondirsi, altrimenti è sempre in pericolo di lasciarsi contaminare dall’inganno del seduttore. Per questo Paolo esorta a stare saldi “mantenendo le tradizioni”: non le tradizioni umane o religiose, ma ciò che lui ha consegnato loro annunziando il vangelo e confermandolo con gli scritti. Quegli stessi scritti cui attingiamo anche noi per rinnovare e approfondire la nostra fede! E così Paolo ci fa una sintesi mirabile di questa fede consegnata: la “buona notizia” del vangelo è che, nel Signore Gesù, Dio Padre nostro ci ha amati; e che questo amore si è manifestato nel dono tutto gratuito e immeritato di un perdono che ci riempie di consolazione eterna, cioè ci libera irrevocabilmente dalla schiavitù del peccato e della paura, e ci apre al futuro pieno di speranza dell’incontro definitivo con Lui e della piena comunione con i fratelli (cfr. 2,1); e, infine, che questa consolazione riveste di forza i nostri cuori e li rende capaci di amare con perseveranza i fratelli, con tutte le opere e le parole buone di cui hanno bisogno. Aprirci con fede all’amore di Dio per noi in Gesù ci apre alla speranza della vita piena promessa e ci spinge ad amare concretamente i fratelli. È la semplice potenza del Vangelo.