Collatio 3-1–2019

Isaia 1,10-20

Ascoltate la parola del Signore, capi di Sòdoma; prestate orecchio all’insegnamento del nostro Dio, popolo di Gomorra!

«Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero? – dice il Signore. Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di pingui vitelli. Il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco.Quando venite a presentarvi a me, chi richiede a voi questo: che veniate a calpestare i miei atri?
Smettete di presentare offerte inutili; l’incenso per me è un abominio, i noviluni, i sabati e le assemblee sacre: non posso sopportare delitto e solennità.
Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli.
Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue.
Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova».
«Su, venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato».

Ascoltare, prestare orecchio. Neppure Israele è al sicuro, scontatamente popolo di Dio: se non ascolta, se perde il suo rapporto con la Parola torna ad essere un popolo iniquo, votato alla distruzione, come Sodoma e Gomorra. Ascoltare significa lasciarsi raggiungere dalla parola di Dio che apre gli occhi, mette a nudo la nostra ipocrisia e spazza via ogni ambiguità: il culto gradito a Dio è una cosa sola con la giustizia verso i fratelli, altrimenti è insopportabile, abominevole per il Signore. La parola di Dio che il profeta proclama è qui prima di tutto tagliente e impietosa. Non si può bluffare. Non ci sono scappatoie. Si è sempre in pericolo di perdere il cuore della relazione con Dio sterilizzando il suo appello alla conversione. Se si perde questa esigenza tutto si svuota e diventa apparato religioso esteriore, rito. E ci si inganna così profondamente da non avvedersi di come siano abominevoli quelle mani che grondano il sangue dei fratelli innalzate in una vana preghiera, in una ostentata, mistificata liturgia. La Parola non viene a noi solo per gettare luce nel buio delle nostre menzogne religiose, ma anche per riaprire la strada buona, della giustizia, che comincia con il prendere le distanze dalle nostre iniquità, durezze, violenze, egoismi travestiti da devozione, “lavatevi, purificatevi!”; e che si compie nel rimettersi a scuola di una vita buona: “imparate a fare il bene!”. Una vita buona che si accorge dei fratelli e delle sorelle più indifese, povere, sole, e se ne prende cura. Questo piace a Dio, e allora anche il culto gli sarà gradito. E non c’è nessun peccato, nessuna iniquità che non possa essere cancellata. La Parola che ci accusa e ci chiama a conversione, anche ci purifica e rinnova, bianchi come neve, come lana. L’oracolo finisce con un avvertimento: l’offerta di salvezza deve essere colto! Essere docili e ascoltare, per avere benedizione, altrimenti l’iniquità seminata nell’ipocrisia porterà, presto o tardi, frutti nefasti. La bocca del Signore ha parlato.

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