Isaia 14,28-32
Nell’anno in cui morì il re Acaz fu pronunciato questo oracolo:
«Non gioire, Filistea tutta,
perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva.
Poiché dalla radice della serpe uscirà una vipera
e il suo frutto sarà un drago alato.
I più poveri si sazieranno sui miei prati
e i miseri riposeranno tranquilli;
ma farò morire di fame la tua stirpe
e ucciderò il tuo resto.
Urla, o porta, grida, o città;
trema, Filistea tutta,
perché dal settentrione si alza il fumo
e non c’è disertore tra le sue schiere».
Che cosa si risponderà ai messaggeri delle nazioni?
«Il Signore ha fondato Sion
e in essa si rifugiano gli umili del suo popolo».
Nell’anno della morte del re Acaz un altro sovrano termina la sua esistenza: è il re di Assiria, che come una verga ha oppresso e percosso i popoli vicini, imponendo il suo strapotere militare e la sua politica crudele. Dalla vicina Filistea giungono a Gerusalemme degli inviati (i “messaggeri delle nazioni”) che propongono un’alleanza per togliersi di dosso il giogo dell’Assiria. La parola del profeta spegne ogni vano entusiasmo: “non gioire, Filistea tutta, perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva”, poiché la morte del re non sarà segno di debolezza dell’Assiria o presagio di liberazione, ma solo la fine di una fase alla quale seguiranno altre peggiori, con re più violenti e pericolosi “dalla radice della serpe uscirà una vipera e il suo frutto sarà un drago alato!”. Il profeta sa che i re della terra (compreso il timido, orgoglioso e infedele Acaz) sono solo comparse. Chi guida le sorti dei popoli è il Signore. Lui è il vero pastore degli umili della terra: “i più poveri si sazieranno sui miei prati e i miseri riposeranno tranquilli”; solo in lui e nelle sue promesse è saggio confidare. Ecco la risposta ai messaggeri filistei: “Il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli umili del suo popolo”. Siamo ancora in Filistea quando la nostra stoltezza ci fa confidare nei presunti cambiamenti umani, repentini ed effimeri, e nelle vane promesse di sicurezza e liberazione che riaccendono entusiasmi e false speranze. La gioia vera è quella degli umili che, fondati sulle sue promesse, confidano nel Signore, e si lasciano da Lui condurre su pascoli di vita, oltre ogni illusione di umana salvezza.