Collatio 26-3-2019

Isaia 31,1-9

Guai a quanti scendono in Egitto per cercare aiuto,
e pongono la speranza nei cavalli,
confidano nei carri perché numerosi
e sulla cavalleria perché molto potente,
senza guardare al Santo d’Israele
e senza cercare il Signore.

Eppure anch’egli è capace di mandare sciagure
e non rinnega le sue parole.
Egli si alzerà contro la razza dei malvagi
e contro l’aiuto dei malfattori.
L’Egiziano è un uomo e non un dio,
i suoi cavalli sono carne e non spirito.
Il Signore stenderà la sua mano:
inciamperà chi porta aiuto e cadrà chi è aiutato,
tutti insieme periranno.
Poiché così mi ha parlato il Signore:
«Come per la sua preda
ruggisce il leone o il leoncello,
quando gli si raduna contro
tutta la schiera dei pastori,
e non teme le loro grida
né si preoccupa del loro chiasso,
così scenderà il Signore degli eserciti
per combattere sul monte Sion e sulla sua collina.
Come uccelli che volano,
così il Signore degli eserciti proteggerà Gerusalemme;
egli la proteggerà ed essa sarà salvata,
la risparmierà ed essa sarà liberata».
Ritornate, Israeliti, a colui al quale vi siete profondamente ribellati. In quel giorno ognuno rigetterà i suoi idoli d’argento e i suoi idoli d’oro, lavoro delle vostre mani peccatrici.
Cadrà l’Assiria sotto una spada che non è umana;
una spada non umana la divorerà.
Se essa sfugge alla spada,
i suoi giovani guerrieri saranno ridotti in schiavitù.
Essa abbandonerà per lo spavento la sua rocca
e i suoi capi tremeranno per un’insegna.
Oracolo del Signore che ha un fuoco a Sion
e una fornace a Gerusalemme.

Per il popolo di Dio questa fiducia nel potere del mondo è davvero un guaio! In un certo senso questo è tutto il suo peccato, che ha come radice la dimenticanza di Dio, della sua alleanza con Lui: “senza guardare al Santo d’Israele e senza cercare il Signore”. È proprio una questione di sguardo, che non sa volgersi al Signore, non sa riconoscerlo presente e operante nella storia, è quindi è inquietato, affascinato, rapito dalle esibizioni di forza dei potenti del mondo. Un popolo che non si fida più delle promesse di Dio è in balìa delle illusioni del mondo, delle sue minacce e delle sue false sicurezze, ed è destinato alla rovina. Ma il profeta, dal fuoco incandescente della sua esperienza di Dio, vede bene come stanno le cose: anche “l’egiziano è un uomo e non un dio, i suoi cavalli sono carne non spirito!”. La pretesa di ammantarsi di uno splendore divino non toglie la condizione mortale, corruttibile, passeggera, fragile, ingannevole di ogni realtà creata. Solo il Signore, con il soffio del suo Spirito creatore, può dare la vita. Chi si illude di trovare aiuto o di dare aiuto senza di Lui, è destinato a fallire miseramente. Anzi in quella stessa esperienza di oppressione e accerchiamento il Signore stesso si presenta come un leone spaventoso, noncurante dell’inutile chiasso di chi vorrebbe distoglierlo dal suo proposito di caccia, pronto a dare battaglia. Ma proprio perché è Lui che ci fa guerra e abbatte le nostre fallaci sicurezze nelle potenze del mondo, questo non è in realtà per la nostra distruzione! È per offrirci un’altra protezione non illusoria, una vera salvezza, una piena liberazione: il leone d’un tratto si trasforma in un uccello che protegge premuroso i suoi piccoli (cfr. Lc 13,34!). Sì verra il tempo in cui finalmente un popolo colpito e risollevato tornerà al Signore, per quanto profonda e ostinata sia stata la sua antica ribellione! Verrà il tempo in cui ogni segno di umana presunzione e di confidenza nella falsa potenza del mondo sarà rigettata! Nessuna grande organizzazione di male e di violenza, di ingiustizia e empietà, potrà resistere al fuoco, alla fornace accesa in Gerusalemme, sul monte Sion: è il fuoco che contempliamo in Gesù, è lo zelo che lo divora in un amore fino alla croce destinato a distruggere per sempre ogni peccato e a infiammare i cuori. “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia acceso!” (Lc 12,49); “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).

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