Isaia 32,1-8
Ecco, un re regnerà secondo giustizia
e i prìncipi governeranno secondo il diritto.
Ognuno sarà come un riparo contro il vento
e un rifugio contro l’acquazzone,
come canali d’acqua in una steppa,
come l’ombra di una grande roccia su arida terra.
Non saranno più accecati gli occhi di chi vede
e gli orecchi di chi sente staranno attenti.
Gli animi volubili si applicheranno a comprendere
e la lingua dei balbuzienti parlerà
spedita e con chiarezza.
L’abietto non sarà più chiamato nobile
né l’imbroglione sarà detto gentiluomo,
poiché l’abietto fa discorsi abietti
e il suo cuore trama iniquità,
per commettere empietà
e proferire errori intorno al Signore,
per lasciare vuoto lo stomaco dell’affamato
e far mancare la bevanda all’assetato.
L’imbroglione – iniqui sono i suoi imbrogli –
macchina scelleratezze
per rovinare gli oppressi con parole menzognere,
anche quando il povero può provare il suo diritto.
Il nobile invece si propone nobili disegni
e s’impegna a compiere nobili cose.
Il re per Isaia è Dio. Lui solo davvero regna secondo giustizia. C’è un mondo giusto possibile, quando chi governa lo fa con equità, divenendo per gli altri, a imitazione del Signore, una protezione nelle avversità della vita, quando il vento delle contraddizioni può disorientarti e abbatterti, quando la tempesta delle sofferenze rischia di schiacciarti, quando la steppa della privazione e il deserto della solitudine ti spingono a disperare. Il governo buono non è quello quello che promette di cambiare tutto, ma quello che assicura uno spazio di pace sufficiente perché gli occhi possano vedere e gli orecchi ascoltare con attenzione, perché si possa considerare e discernere il bene non in modo precipitoso o timido, ma con equilibrio, con calma e tempestività, senza paura. Allora le cose diventano chiare, e ci si libera dell’inganno di chi si presenta affidabile e retto, ma in realtà vuole imbrogliare, manipolare gli altri nel proprio interesse: egli costruisce un Dio a sua misura e lascia “vuoto lo stomaco dell’affamato”. La vittima è ovviamente il povero, aggirato e turlupinato dal potente imbroglione di turno. Chi ha l’animo nobile, invece, appare chiaramente: lo si vede da ciò che si propone e da ciò in cui si impegna concretamente. “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Lc 6,43-45). In tempi così impauriti e reattivi, forse abbiamo davvero bisogno di spazi sufficientemente calmi e protetti, per poter valutare in modo sereno, con occhi aperti e orecchie attente, le cose che accadono intorno a noi, disinnescando le sirene ingannevoli degli imbroglioni di turno per riconoscere quel che di davvero nobile germoglia e cresce.