Isaia 33,1-13
Guai a te, che devasti e non sei stato devastato,
che saccheggi e non sei stato saccheggiato:
sarai devastato, quando avrai finito di devastare,
ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare.
Pietà di noi, Signore, in te speriamo;
sii il nostro braccio ogni mattina,
nostra salvezza nel tempo dell’angoscia.
Alla voce del tuo fragore fuggono i popoli,
quando t’innalzi si disperdono le nazioni.
Si ammucchia la preda come si ammucchiano le cavallette,
ci si precipita sopra come si precipitano le locuste.
Eccelso è il Signore perché abita in alto;
egli riempie Sion di diritto e di giustizia.
C’è sicurezza nei tuoi giorni,
sapienza e conoscenza sono ricchezze che salvano;
il timore del Signore è il suo tesoro.
Ecco, gli araldi gridano di fuori,
piangono amaramente i messaggeri di pace.
Sono deserte le strade,
non c’è chi passi per la via.
È stata infranta l’alleanza,
sono stati respinti i testimoni,
non si è avuto riguardo per nessuno.
La terra è in lutto, è piena di squallore,
si scolora il Libano e sfiorisce;
la pianura di Saron è simile a una steppa,
sono brulli i monti di Basan e il Carmelo.
«Ora mi alzerò – dice il Signore –,
ora mi innalzerò, ora mi esalterò.
Avete concepito fieno, partorirete paglia;
il vostro soffio è un fuoco: vi divorerà.
I popoli saranno fornaci per calce,
spini tagliati da bruciare nel fuoco.
Ascoltate, voi lontani, quanto ho fatto,
riconoscete, voi vicini, qual è la mia forza».
C’è un innalzarsi del mondo, che è un usare violenza per ottenere una posizione elevata che consenta di non essere raggiunti dalla violenza degli altri. Ma la violenza presto o tardi produce altra violenza, perché “tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada” (Mt 26,52) e “chiunque si esalta sarà umiliato” (Lc 14,11). Di fatto questo innalzarsi dell’uomo sull’altro uomo produce distruzione, una città desolata: “sono deserte le strade, non c’è chi passi per la via”, perché c’è solo la legge del più forte: “È stata infranta l’alleanza, sono stati respinti i testimoni, non si è avuto riguardo per nessuno”. Anche la terra è ferita, piena di squallore, sfiorisce, come un deserto di morte. La vanità che l’orgoglioso concepisce lo rende una realtà così inconsistente che sarà distrutta dal soffio infuocato della sua stessa violenza. L’unico modo di uscire da questa logica disperante è rinnovare la nostra fiducia nel Signore, che solo può far sorgere dopo la notte un nuovo giorno: “Pietà di noi, Signore, in te speriamo; sii il nostro braccio ogni mattina, nostra salvezza nel tempo dell’angoscia”. Il suo innalzarsi non è come quello del mondo: basta la sua voce a disperdere la congiura orgogliosa dei potenti. Egli è eccelso, “abita in alto”, perché non contaminato dallo spirito dell’ingiustizia e della prevaricazione, e “riempie Sion di diritto e di giustizia”. Torna qui l’esperienza fondamentale che Isaia fa di Dio, al di sopra di ogni cosa nella sua santità, e che riempie ogni cosa con la sua gloria: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria!”. Sion è il luogo dal quale può ricominciare questa trasformazione del mondo nella giustizia e nella pace, perché il popolo castigato e salvato ora conosce il Signore, e questa conoscenza lo rende sapiente, perché obbediente e giusto, umile e mite davanti al Signore; questa è la sua ricchezza, il suo vero tesoro (cfr. Dt 4,5-9; Bar 3,9-4,4; Sal 18,10-11!). Viene l’ora in cui il Signore si alzerà, mostrerà pienamente la vittoria della sua giustizia: i lontani per la prima volta ascolteranno e i vicini lo riconosceranno. È sulla croce che finalmente contempliamo l’innalzato, il Signore che mostra la sua gloria, che vince sulla violenza e l’ingiustizia, che semina nel mondo la logica nuova, santa e divina dell’amore fino a dare la vita; è Lui che si alza nella risurrezione e offre a tutti, nel dono del suo Spirito, l’accesso a questa via nuova e vivente. “Ora mi alzerò – dice il Signore –, ora mi innalzerò, ora mi esalterò”, perché “chi si umilia sarà esaltato” (cfr. Fil 2,1-11!).