Giovanni 1,9-13
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
Ogni uomo è illuminato dal Verbo, luce vera. Non è una luce confinata al cielo, o per pochi. E’ una luce in azione nel mondo e non c’è uomo che non ne riceva un raggio! E’ la Parola-Luce di Dio che il mondo stesso ospita e che lo fa esistere, seppure senza saperlo. Questo è il paradosso: la conoscenza di Colui che lo fa essere, della luce che illumina ognuno, è in se stessa fuori portata, è oltre le possibilità del mondo. Non solo. Per quanto la tenebra non possa averla vinta sulla luce, la sua sorte dentro la storia è di essere “non voluta”! C’è un rifiuto misterioso e drammatico, proprio da parte dei “suoi”, il popolo scelto. Qui sembra tutto finire, in un dramma assurdo di impotenza e oscurità: un mondo che non arriva conoscere ciò che lo fa esistere, lo illumina, gli dà vita, un popolo che rifiuta il movimento di amore che lo ha conquistato e lo salva, e un Dio che affida l’iniziativa gratuita e vitale del suo amore, e quindi il destino di ogni cosa, alla libera accoglienza da parte di una umanità che si rivela distratta, autosufficiente, diffidente, impaurita; insomma chiusa. Ma tutto si riaccende a partire dal piccolo segno della fede, a partire da qualcuno che ha accolto il Verbo-Luce e ha fatto spazio all’iniziativa di amore di Dio. Accogliere e credere non è comprendere la sua Parola nella nostra mente, né giungere a lui a partire dai nostri sforzi o dai nostri progetti. Il mondo non può arrivare a Dio, e in questo non può nulla né la nostra intelligenza, né la nostra fragile umanità, o l’inconsistenza della nostra volontà. Credere è ricevere un dono di vita nuova, è essere rigenerati. Questo è il “potere” che ci è dato, come una grazia: per la fede, per la semplice accoglienza dell’amore di Dio in Gesù, siamo fatti anche noi figli, è Dio stesso che ci genera a un sentire, a un vedere, a un comprendere, a un vivere novo: quello del Figlio (cfr. 1Pt 1,22ss; 1Gv 3,1ss).