Collatio 16-10-2019

Giovanni 14,27-31

«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui».

La morte ormai imminente di Gesù porrà fine al suo parlare ai discepoli (“non parlerò più a lungo con voi”), ma non alla sua relazione con loro: il suo “andare” al Padre sarà il principio di un sorgere ed andare nuovo anche dei discepoli con Lui (“alzatevi andiamo via di qui”). Nell’amore per Gesù (e solo così) i discepoli si apriranno al senso più vero di questo passaggio: la sua morte è via al Padre, è il varco aperto perché anche i discepoli, al suo ritorno, entrino nello spazio “più grande” dell’amore del Padre, fonte della vita per il Figlio e sorgente di tutta la creazione. È là, presso il Padre, non nello spazio chiuso di un mondo autosufficiente, il luogo della gioia piena dei discepoli, e dell’intera umanità in cammino. Ed è proprio questo che la morte di Gesù rivela: lo scatenarsi della violenza di un potere mondano diventa manifestazione tutta la sua radicale impotenza, perché Gesù non vuole affermare se stesso, non cerca la sua gloria, è perfettamente libero da tutte le logiche e le seduzione del potere. “Viene il principe del mondo, in me non ha nulla”: nel cuore di Gesù non c’è nulla che appartenga al potere mondano, perché il cuore di Gesù è il cuore del Figlio che ama il Padre e opera secondo la sua volontà. La libertà di Gesù è il suo amore e la sua obbedienza al Padre: per questo è imprendibile al mondo. Ed è così, sfuggendo al mondo nel momento stesso in cui riceve da esso la morte, che Gesù si rivela come Figlio che ama il Padre: proprio mentre il principe del mondo crede di vincerlo, ne attesta la innocenza e libertà, ed è così da lui sconfitto. Questa è la pace di Gesù. Il mondo ha una sua pace da offrire, che è sempre equilibrio strategico, una tranquillità esteriore fatta di manipolazione, di controllo, di ricatto, di paura, di ingiustizia. La pace dono di Gesù è altra cosa, è la sua stessa pace: “vi lascio la pace, vi do la mia pace”, è la sua piena confidenza nel Padre, libera e liberante, lasciata a noi come eredità, che permette di attraversare il turbamento della morte senza farsi schiacciare dalla paura, nella certezza dell’abbraccio del Padre. “Ve l’ho detto prima che avvenga, perché quando avverrà voi crediate”: le sue parole saranno il sostegno dei discepoli nel tempo del passaggio, perché possano trasformare la morte, di Gesù e loro, in un rinnovato e pieno affidamento nell’amore fedele di Dio.

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