Collatio 7-11-2019

Giovanni 18,12-18

Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

La domanda di Gesù a Pietro (“il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?”) rimane senza risposta. Pietro rimette la spada nel fodero, ma non si rassegna all’ingiustizia di quel che sta succedendo, anzi, più profondamente, non accetta che quel che si sta compiendo è un mistero più grande che non può controllare, e che può solo accogliere: Gesù è quel “solo uomo” che morirà per il popolo. Pietro non può seguirlo (come gli aveva detto Gesù in 13,36), nonostante il suo tentativo di andargli dietro a tutti i costi. Risuonano qui le stesse parole che avevamo incontrato al capitolo 10 per il “buon pastore”: il “cortile” (là tradotto: il “recinto” delle pecore al v. 1), la “portinaia” (là era il portinaio, tradotto: il “guardiano” al v. 3) e la “porta” (là ai vv. 1-2.7.9): sembra quasi che Pietro sia descritto nel tentativo di fare il “pastore” che entra e salva la pecora (Gesù!) dal “lupo”! Ma solo Gesù è il pastore buono, e Pietro dovrà accettare che prima di poter dare la vita per Gesù, è ora Gesù a dare la vita per lui (cfr. 13,37-38)! Infatti è sufficiente una semplice domanda della portinaia, perché si misuri tutta la distanza tra l’ “Io sono” di Gesù, risuonato due volte durante la sua consegna a chi lo cercava, e questo duplice (domani sentiremo il secondo) “non sono” di Pietro. In questo rinnegamento di Gesù, che è rinnegamento del proprio discepolato e in fondo di se stesso, Pietro è alla ricerca di compagnia e di calore, perché si ritrova nella gelida solitudine di chi ha fondato tutto su di sé, di chi ha creduto di essere diverso dagli altri, di chi non si è lasciato precedere dall’amore e dal dono salvifico e rigenerante del Signore. Ma anche la sua debacle vergognosa e misera è la filigrana attraverso la quale è annunciato il vangelo della grazia che raggiunge tutti, proprio tutti, nel loro peccato e debolezza per un dono di vita e di sequela nuova, nel nome e nella forza del Signore risorto.

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