Isaia 54,11-17
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
Ecco, se ci sarà un attacco, non sarà da parte mia.
Chi ti attacca cadrà contro di te.
Ecco, io ho creato il fabbro
che soffia sul fuoco delle braci
e ne trae gli strumenti per il suo lavoro,
e io ho creato anche il distruttore per devastare.
Nessun’arma affilata contro di te avrà successo,
condannerai ogni lingua
che si alzerà contro di te in giudizio.
Questa è la sorte dei servi del Signore,
quanto spetta a loro da parte mia.
Oracolo del Signore.
C’è una sapienza misteriosa, distillata dalla sofferenza innocente del servo (cap. 53), che il Signore rivela a quanti si lasciano da lui istruire: “tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore” (citato da Gesù in Gv 6,45!). Nel patimento pieno di speranza del servo mite che si offre, abita la certezza, rivelata come una eredità ai “servi del Signore”, che nulla di questa ora di afflizione, di turbamento profondo e di costernazione rimarrà fine a se stesso, chiuso e impenetrabile come un’estrema sentenza, nulla si perderà, privo di senso, nello scorrere inarrestabile e impietoso della storia. Tutto è destinato a diventare, nelle mani di Dio, pietra preziosa e definitiva per l’edificazione della città santa, luogo della prosperità e della gioia, perché abitato da una umanità rinnovata, fondata sulla giustizia, liberata dall’oppressione e dalla paura. Il Signore è l’artefice di ogni cosa: ogni strumento di dolore, ogni “arma affilata”, ogni lingua di condanna, saranno infine strappati alle intenzioni di male del distruttore (cfr. Is 10,5) e ricondotto all’obbedienza di Dio che guida ogni cosa, e che, attraverso il grande crogiolo della storia, piegherà anche ogni violenza e ingiustizia, ogni dolore e perfino la morte, a servizio della vita e della pace nella vittoria finale del suo amore (cfr. Is 2,4!). Al servo era stata promessa l’eredità dei “molti” (53,12); ora coloro che si sono lasciati guarire dalle sua piaghe (53,5) si riconoscono anch’essi “servi del Signore”, destinatari di quell’eredità che li apre alla conoscenza del “braccio del Signore” (53,1); essi ora sanno che Dio può, attraverso l’amore e il patimento di quanti si affidano a lui, trasformare la violenza e l’ingiustizia della storia nel fondamento incrollabile della città della giustizia e della pace.