Isaia 55,6-13
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
Voi dunque partirete con gioia,
sarete ricondotti in pace.
I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia
e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani.
Invece di spini cresceranno cipressi,
invece di ortiche cresceranno mirti;
ciò sarà a gloria del Signore,
un segno eterno che non sarà distrutto.
Il libro del Secondo Isaia (Is 40-55) si conclude con questo brano ispirato e lirico. Per prima cosa c’è un invito pressante, un comando carico di speranza che riassume il senso della sua profezia: cercate il Signore! È questo il momento, Egli è vicino, “si fa trovare”! Il Signore non si rivolge ai giusti per chiamarli a sé, ma proprio a noi, empi e iniqui, per offrirci un perdono e una misericordia senza limiti da cui ripartire; l’unica cosa che ci chiede è di abbandonare la via e i pensieri vecchi per aprirci a Lui. La conversione è questo: lasciare le nostre strade, le nostre abitudini per andare incontro ad un abbraccio di misericordia che non sappiamo dove ci porterà. E qui c’è la fede: in quel senso di “sospensione”, che dobbiamo attraversare, nel momento in cui lasciamo la strada conosciuta e ancora non vediamo il cammino che il Signore ci apre. Perché in fondo noi davvero non conosciamo la misericordia di Dio: è un’azione di creazione nuova, fuori dalla portata delle aspettative, delle immaginazioni e dei calcoli umani, anzi è il mistero stesso della sua santità (cfr. Os 11,8-9!). I suoi pensieri di bene e le vie del suo amore sono inaccessibili agli sforzi di comprensione umana. Anzi potremmo dire che sono per noi “impercorribili”, distanti come il cielo dalla terra: “Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d’Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono” (Sal 101,6-13!). È solo la Parola di Dio che può superare l’abisso di questa distanza, “come la pioggia e la neve che scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato al terra…”. È la Parola potente che realizza sulla terra i piani di misericordia di Dio (“come in cielo così in terra”!), trasformando una terra deserta in giardino fecondo. La sua Parola compie quella volontà misericordiosa di Dio che crea un mondo nuovo, e lì troviamo la strada anche per noi: “voi dunque partirete con gioia, sarete ricondotti in pace”. In un mondo riplasmato dall’amore e dalla misericordia di Dio si apre una via percorribile per un popolo salvato, liberato. Questo è il segno definitivo e indistruttibile della gloria di Dio presente nel mondo e nella storia: un amore e una misericordia che diventano cammino concreto, strada tracciata per una umanità risanata, santificata, nella gioia di una creazione nuova e riconciliata.