Isaia 56,1-8
Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi».
Beato l’uomo che così agisce
e il figlio dell’uomo che a questo si attiene,
che osserva il sabato senza profanarlo,
che preserva la sua mano da ogni male.
Non dica lo straniero che ha aderito al Signore:
«Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!».
Non dica l’eunuco:
«Ecco, io sono un albero secco!».
Poiché così dice il Signore:
«Agli eunuchi che osservano i miei sabati,
preferiscono quello che a me piace
e restano fermi nella mia alleanza,
io concederò nella mia casa
e dentro le mie mura un monumento e un nome
più prezioso che figli e figlie;
darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».
Oracolo del Signore Dio,
che raduna i dispersi d’Israele:
«Io ne radunerò ancora altri,
oltre quelli già radunati».
La terza parte del libro di Isaia (anche conosciuto come “il Terzo Isaia”) comincia oggi con una parola profetica che il Signore rivolge al suo popolo, rinnovando l’annuncio che già avevamo sentito risuonare nella seconda parte del libro, in 51,5: “La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza”. La promessa di una salvezza imminente, donata da Dio per un popolo in attesa, si associa, nella logica del “patto”, all’osservanza del diritto: è chiesto a Israele di “andare incontro” praticando “liberazione” (così letteralmente) al Dio che sta per rivelare la sua potenza di “liberazione”. E’ un po’ come dire che davvero si sperimenta la liberazione di Dio, nella misura in cui ci si sintonizza con Lui già praticandola nella propria vita. E’ questo infatti il segreto per una vita felice, “beata”, che sa camminare fedelmente nei comandi di Dio, nella sua giustizia, e che sa astenersi dal compiere il male. E qui il testo si apre a due “lamenti respinti”: quello dello straniero che si ritiene escluso dal popolo, e quello dell’eunuco che si ritiene non gradito a Dio per la sua mancanza di figli. Non è questo che a Dio importa (cfr. Sap 3,13-4,6)! La parola profetica toglie il velo del conformismo religioso, degli schemi rigidi che stabiliscono criteri esterni di giustizia e di valore. C’è invece una parola di bene, c’è una promessa certa di fecondità e di vita per tutti coloro che si affidano a Dio e conformano il loro cammino alla sua volontà. Gli eunuchi, che gli sono fedeli, sono a Lui graditi al pari e più degli altri, riceveranno accoglienza nella casa di Dio e saranno ricordati in eterno. Gli stranieri che si sono avvicinati al Signore, per amarlo e servirlo, e sono fedeli, avranno pieno diritto di cittadinanza nella casa del Signore (cfr. Ef 2,19!), saranno riempiti di gioia, i loro sacrifici saranno graditi. Anzi con loro si realizzerà pienamente la vocazione propria del tempio: essere “casa di preghiera per tutti i popoli” (cfr. Mc 11,17 e paralleli)! Certo il Signore raduna Israele, ma anche, incessantemente, non si stanca di radunare tutti gli uomini nella sua casa (cfr. Gv 10,16!). Vediamo come qui sono ripresi alcuni fili della seconda parte di Isaia: anche al servo che muore senza discendenza era stata promessa una posterità (Is 53 e 54) e il suo servizio non era solo a favore del raduno di Israele, ma per portare la salvezza fino all’estremità della terra (Is 49,6) e per vedere genti sconosciute accorrere a Sion (Is 55,5, come già Is 2,1-5). C’è uno sguardo dall’esterno, che crea categorie, pregiudizi e muri, e c’è lo sguardo di Dio, testimoniato dal profeta, che scorge in ogni giusto “non convenzionale” (o perché non fa parte del “gruppo” o perché sembra sbagliato o maledetto o difettoso o fallito) l’umanità fedele e preziosa che non sarà dimenticata e che entrerà davanti a tutti nel dono della salvezza vicina.