Isaia 63,1-6
«Chi è costui che viene da Edom,
da Bosra con le vesti tinte di rosso,
splendido nella sua veste,
che avanza nella pienezza della sua forza?».
«Sono io, che parlo con giustizia,
e sono grande nel salvare».
«Perché rossa è la tua veste
e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?».
«Nel tino ho pigiato da solo
e del mio popolo nessuno era con me.
Li ho pigiati nella mia ira,
li ho calpestati nella mia collera.
Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti
e mi sono macchiato tutti gli abiti,
perché il giorno della vendetta era nel mio cuore
ed è giunto l’anno del mio riscatto.
Guardai: nessuno mi aiutava;
osservai stupito: nessuno mi sosteneva.
Allora mi salvò il mio braccio,
mi sostenne la mia ira.
Calpestai i popoli con sdegno, li ubriacai con ira,
feci scorrere per terra il loro sangue».
Il capitolo 62 si era chiuso con la promessa rinnovata e piena di speranza: “dite alla figlia di Sion: Ecco arriva il tuo salvatore…!”; ma ora lo sguardo che accoglie Colui che viene sembra spiazzato, incerto: “Chi è costui che viene da Edom…?”. Il suo incedere trasmette un senso solenne di magnificenza, trabocca di forza e di splendore; e il Signore conferma: “Sono io!”; sì, egli viene a realizzare con potenza le sue promesse: “sono grande nel salvare!”. Eppure, in questa scena dell’incedere divino, c’era un particolare, “le vesti tinte di rosso”, che hanno attirato fin da subito l’attenzione sospesa del profeta “osservatore”, e che ora sollecitano una sua domanda esplicita: “Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel torchio?”. Qualcosa non torna… qual è il significato di queste vesti macchiate? Sì, il Signore viene a salvare, a portare a pienezza le promesse di bene e di santificazione per il suo popolo, ma questo non sarà che il frutto di una battaglia cruenta, l’esito vittorioso della potenza solitaria di Dio sulle potenze del male. Non potrà esserci pace senza combattimento, e soprattutto non potrebbe resistere a lungo una umanità salvata e liberata se non fosse affrontato e sconfitto, dall’ira e dal giudizio di Dio, ogni germoglio di corruzione, di ingiustizia, di peccato. Solo un’opera di Dio può davvero sradicare il peccato dal cuore dell’uomo, e questo intervento ha un aspetto terribile e implacabile, di condanna e di vendetta ultima, divina, che ci fa tremare: chi potrà resistere nel giorno del nostro giudizio? Certo non possiamo non ascoltare le parole di questo incedere divino senza metterlo in relazione con il compimento in Gesù, e intendere queste “vesti tinte di rosso”, macchiate di sangue, come il segno di quel sacrificio perfetto sulla croce di cui Egli si riveste per presentarsi davanti al Padre come intercessore per noi. Gesù, il Cristo, nostro Signore, ha preso davvero su di sé tutta la violenza e l’ingiustizia del nostro peccato per trasformarlo, sulla croce, in quell’offerta di amore che redime e rinnova il mondo. Signore, pietà.