Atti 4,23-37
Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani.
Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio dicendo: «Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano, tu che, per mezzo dello Spirito Santo, dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché le nazioni si agitarono e i popoli tramarono cose vane? Si sollevarono i re della terra e i prìncipi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo;
davvero in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le nazioni e i popoli d’Israele, si sono alleati contro il tuo santo servo Gesù, che tu hai consacrato, per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano deciso che avvenisse. E ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di proclamare con tutta franchezza la tua parola, stendendo la tua mano affinché si compiano guarigioni, segni e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».
Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza.
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa «figlio dell’esortazione», un levita originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli.
La liberazione concessa agli apostoli non è vissuta con la soddisfazione per averla spuntata con i capi e il loro tentativo di fermarli o con un ingenuo ed esaltato senso religioso di immunità. La scarcerazione è semplicemente la possibilità di ritrovare la comunione tangibile con il resto della comunità, per condividere e per pregare insieme. Pietro e Giovanni non si sentono padroni della loro missione. Tutto è vissuto in una sottomissione a Dio che ha la sua forma concreta in quella particolare sottomissione reciproca in cui consiste la comunione fraterna della chiesa. Il racconto degli apostoli sfocia dunque in una preghiera condivisa, nella quale anche gli apostoli, insieme con gli altri, comprendono più profondamente il senso di quello che è accaduto. Prima di tutto è una preghiera che si rivolge a Dio, vero padrone e Signore di ogni cosa, come attestato dalle Scritture. Questo permette alla piccola comunità di allargare sempre lo sguardo agli orizzonti ampi del mondo e della storia: nulla sfugge alla provvidenza misteriosa di Dio, e anche loro sono solo un piccolo umile strumento nelle sue mani per un progetto molto più grande. Poi l’ascolto e la preghiera della Scrittura (sempre in particolare dei Salmi!) continua a gettare luce sulla loro esperienza, non in modo isolato, fideistico, ma dentro la vicenda stessa di Gesù. La luce del discernimento sul senso di quello che stanno vivendo è cogliere il nesso profondo tra le Scritture, la storia di Gesù e la loro esperienza attuale. Questo è il “lavoro” che la prima generazione cristiana si trova a fare, e che costituisce (così ci suggerisce Luca con il suo racconto) il criterio del discernimento della chiesa, nelle generazioni successive, fino ad oggi. Dunque la vicenda fondamentale di Gesù, che, come il salmo profetizza, in quanto “Unto di Dio” è l’obiettivo di una contrapposizione e di una violenza da parte delle potenze del mondo che lo accomuna al Signore stesso, parla di una dinamica profonda della storia, dove la battaglia ultima si gioca intorno al potere. Per questo tutti i “poteri mondani” si trovano radunati per eliminare quella pretesa di Signoria divina che il Messia rende presente. Così è accaduto, non a caso, a Gesù e così avviene ora a coloro che sono suoi testimoni: ma, come dice il Salmo stesso nei versetti successivi, “se ne ride chi abita i cieli”. In realtà tutta questa negazione fino a dare la morte della Signoria di Dio non fa’ altro che realizzare i suoi disegni; Dio è capace di far rientrare tutto dentro un più grande disegno di salvezza e di amore: questa è la sua potenza, di fronte alla quale il preteso potere degli uomini che gli si contrappongono appare in tutta la sua ridicola vanità. Ecco infine la supplica di coloro che riconoscono di essere nel mezzo di questa grande battaglia tra il potere del mondo, con tutta la sua esteriore imponenza, e la conduzione mite e apparentemente perdente della storia da parte di Dio verso un fine di bene per tutti. Per questo la comunità cristiana chiede una sola cosa: la fedeltà, il coraggio, la piena disponibilità alla sua vocazione di trasmettere la parola della salvezza in Gesù e di portare il gesto della sua cura e del suo amore per gli uomini. Ed ecco che si rinnova il dono dello Spirito, che non abbandona la comunità riunita e orante! C’è uno spirito di ribellione che unisce i potenti del mondo contro il Signore, e che li fa’ agitare e fremere invano, e c’è lo Spirito di amore e di verità donato fedelmente da Dio ad una comunità riunita nell’obbedienza, nella preghiera, nella mitezza, e che fa’ tremare con il fremito del suo soffio vitale, riempiendo i discepoli della franchezza, della libertà e della gioia della parola del vangelo. Opera dello Spirito, come nel giorno di Pentecoste, è ancora una chiesa missionaria, che si apre verso tutti, ed una chiesa che vive la comunione, “un cuor solo e un’anima sola”, nel segno concreto della condivisione dei beni per il soccorso dei bisognosi. Giuseppe detto Barnaba, che ritroveremo più avanti come protagonista importante della narrazione, sente intimamente questa esortazione dello Spirito a condividere quello che ha, liberamente. Il prodigio è dunque quello di una comunità che si lascia guidare docilmente dallo Spirito a vivere con radicalità e con gioia una via nuova di fraternità e di annuncio, condividendo la stessa avventura tribolata ma feconda di donazione del Signore Gesù.