Collatio 10-6-2020

Atti 13,44-52

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo.

Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore:
Io ti ho posto per essere luce delle genti,
perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

Ed eccoci all’appuntamento in sinagoga, il sabato seguente, mentre durante la settimana la notizia si era diffusa, da persona a persona, a tal punto che “tutta la città”, quindi anche i pagani, si ritrova radunata “per ascoltare la parola del Signore”. Ed è interessante qui notare la reazione dei “Giudei” alla vista di “quella moltitudine”: si dice che “furono ricolmi di gelosia”. A una prima lettura potrebbe sembrare che si tratta di una sorta di “invidia” per il successo degli apostoli, ma si tratta di qualcosa di diverso: qui il termine è quello che abbiamo già incontrato in 5,17, e cioè lo “zelo”, un sentimento ambivalente, che può tradursi in un fervore religioso ardente e amorevole (da cui la nostra parola “zelante”), ma che facilmente sfocia, come anche in questo caso, in una sorta di eccitazione religiosa, tutta tesa a difendere l’intangibilità e la superiorità delle proprie istituzioni, anche con la forza, nel timore che vengano in qualche modo profanate o messe in discussione. Dunque un conto è sentirsi destinatari, come Paolo aveva detto il sabato precedente (“noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli… Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera sua viene annunciato a voi il perdono dei peccati”), di un invito “riservato” ai figli di Abramo o tutt’al più ai “timorati di Dio”, che chiaramente riconoscono la superiorità di Israele nel piano di Dio. Ma ora, con tutta questa gente, di ogni risma, radunata lì “ad ascoltare la parola del Signore”, sembra profanato il “privilegio” di Israele di essere il destinatario della Parola. E con ogni evidenza Paolo e Barnaba non hanno invece alcuna remora a rivolgere il loro annunzio di salvezza e di perdono a tutti coloro che, lì radunati, ascoltano! Come del resto Paolo aveva già lasciato intendere il sabato precedente: “per mezzo di lui (Gesù) chiunque crede è giustificato”! Il punto è quindi non semplicemente accogliere la salvezza, ma accettare che questa sia data, gratuitamente, a tutti, anche a quelli che riteniamo non meritevoli o indegni. Per questo è ancora più sferzante e ironica la risposta di Paolo e Barnaba alla veemente opposizione dei Giudei: dopo aver detto che i “primi” invitati sono loro, il punto è che rifiutando Gesù come salvatore anche dei pagani “non giudicate voi stessi degni della vita eterna”. Gli apostoli, dunque, non si rivolgono ai pagani a motivo del rifiuto dei Giudei, ma, al contrario, la resistenza dei Giudei è davanti a questa parola rivolta a tutti. Per questo Paolo ricorda loro che questa non è una stravaganza inaudita che profana il dono di Dio, ma la chiamata stessa di Israele a favore delle genti che finalmente in Gesù si compie, secondo le profezie: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”. Gli apostoli si rendono sempre più conto, viaggiando e rileggendo le Scritture, del significato della missione affidata loro da Gesù risorto: “… e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremità della terra”. La gioia dei pagani, il loro glorificare la parola del Signore, è il segno di questa salvezza offerta e accolta nella fede, per un dono di vita piena e inesauribile. Così la Parola del Signore, in mezzo a contraddizioni e rifiuti, si diffonde. Paolo e Barnaba sono costretti, dalla persecuzione organizzata contro di loro (con la complicità di quanti non approvano una salvezza gratuita e così “democratica”…?), a lasciare Antiochia; ma ormai il seme è stato gettato. Non si tratta di insistere; ci sono altri luoghi che attendono il Vangelo. Lì rimane una presenza di discepoli, e la loro testimonianza gioiosa e piena di Spirito Santo.

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