Atti 13,26-43
«Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l’hanno riconosciuto e, condannandolo, hanno portato a compimento le voci dei Profeti che si leggono ogni sabato; pur non avendo trovato alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che egli fosse ucciso. Dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono testimoni di lui davanti al popolo.
E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato. Sì, Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, come ha dichiarato: Darò a voi le cose sante di Davide, quelle degne di fede. Per questo in un altro testo dice anche: Non permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione.
Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nel suo tempo, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera sua viene annunciato a voi il perdono dei peccati. Da tutte le cose da cui mediante la legge di Mosè non vi fu possibile essere giustificati, per mezzo di lui chiunque crede è giustificato. Badate dunque che non avvenga ciò che è detto nei Profeti: Guardate, beffardi, stupite e nascondetevi, perché un’opera io compio ai vostri giorni, un’opera che voi non credereste se vi fosse raccontata!».
Mentre uscivano, li esortavano ad annunciare loro queste cose il sabato seguente. Sciolta l’assemblea, molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Ora, con un nuovo appello ai suoi ascoltatori, Paolo entra nel vivo dell’annuncio, della “parola di questa salvezza”, che si è realizzata in Gesù come compimento di quelle stesse “voci dei profeti” che ogni sabato si leggono anche in quella sinagoga, proprio attraverso il misterioso rifiuto di Gerusalemme. La condanna ingiusta e la morte di Gesù servo di Dio, non sono altro che l’adempimento di quelle profezie (cfr. Is 53!), che nell’opera tutta divina della risurrezione (di cui gli apostoli sono testimoni) si rivelano compiute nel loro paradossale significato di perdono e di salvezza; è proprio nell’accogliere fino in fondo (fin dentro il sepolcro) il rifiuto del suo popolo e il fallimento della sua proposta di amore, che Dio realizza la sua promessa e il dono di una vita nuova, nella potenza della risurrezione. Per mostrare questo adempimento delle Scritture nella vicenda pasquale di Gesù Paolo fa riferimento ad alcuni passi biblici. Prima di tutto il salmo secondo: “mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato”, un salmo messianico molto importante nella lettura cristiana delle Scritture, nel quale la comunità dei discepoli aveva già trovato una chiave di interpretazione fondamentale per comprendere il rifiuto di Gesù, come poi degli apostoli (At 4,25-30!). Poi c’è una breve citazione un po’ enigmatica di Isaia (“Darò a voi le cose sante di Davide, quelle degne di fede”) che con il termine “santo” anticipa la terza citazione, dal Salmo 15 (“non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione”), che già era stato il riferimento scritturistico decisivo nel primo annuncio di Pietro il giorno di Pentecoste. Questa catena di citazioni portano al cuore del kerigma: “ora Davide… morì… e subì la corruzione. Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subito la corruzione. Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera sua viene annunciato a voi il perdono dei peccati”. Ora mi pare che per comprendere meglio questo annuncio di Paolo ai giudei di Antiochia, vale la pena soffermarsi un poco su quella citazione di Isaia, che Paolo in modo creativo inserisce tra i due riferimenti “tradizionali” del Salmo 2 e del Salmo 15. E’ tratto dal capitolo 55 di Isaia, che citato qui ha un effetto di “commento” incredibilmente illuminante a quello che sta succedendo. Comincia con un invito fatto a Israele da parte di Dio attraverso il profeta, un invito a dissetarsi e saziarsi delle delizie offerte gratuitamente e per le quali è sufficiente porgere l’orecchio: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete”. Sembra così che la parola del profeta si adempia nell’invito di Paolo ai giudei di Antiochia ad ascoltarlo e ad accogliere il dono gratuito di una salvezza che in Gesù può finalmente realizzare il desiderio di perdono e di comunione con Dio che la fatica della legge non poteva colmare (come dice appunto: “da tutte le cose da cui mediante la legge di Mosè non ti fu possibile essere giustificati, per mezzo di lui chiunque crede è giustificato”). È qui che troviamo, in Isaia, l’espressione che si riferisce all’ “alleanza eterna” per la quale sono donate da Dio le “cose sante di Davide, quelle degne di fede”: come se Paolo volesse mostrare che appunto in Gesù, figlio di Davide, sono donate, a tutti coloro che lo accolgono, le “cose sante” promesse da Dio che è fedele, e cioè il perdono, la giustificazione, la salvezza. Cose sante che solo il “Santo”, cioè il risorto, che non ha conosciuto corruzione, può dare irrevocabilmente. Il testo di Isaia prosegue dicendo che se Israele accoglie i doni di Dio ne diventa testimone per tutti i popoli: “Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora”. Ora Paolo sta proponendo questo a quella parte di Israele che ha davanti nella sinagoga di Antiochia: accogliere il dono di Dio in Gesù per divenire luogo di attrazione per tutti i popoli, perché vedono in esso la presenza luminosa del Santo. Ma è possibile anche che si adempia un’altra parola, così come è già stato in Gerusalemme, e cioè che questa proposta paradossale di Dio, di fare del servo disprezzato e calpestato lo strumento di salvezza per tutti, sia incompresa e rifiutata. Eppure anche in questo modo il Signore compirà il suo progetto, continuando a trarre salvezza dal servo, ancora una volta scartato! Gli ascoltatori di Paolo sono dunque davanti ad una scelta, che l’ultima citazione dal profeta Abacuc (1,5) ricorda: “guardate beffardi, stupite e nascondetevi, perché un’opera io compio ai vostri giorni, un’opera che voi non credereste se vi fosse raccontata!”. L’opera compiuta per coloro che ascoltano è la pasqua di Gesù, tramite la quale il Signore Dio lo ha confermato come Figlio amato proprio nel momento del suo massimo abbassamento, del suo definitivo fallimento umano nella morte infamante. La risurrezione non è semplicemente il “miracolo più grande”, ma il modo con il quale Dio presenta al mondo Gesù crocifisso per amore come l’umanità nella quale si compiace e davanti alla quale saremo giudicati. È questo lo “scandalo della croce”, che spiazza ogni categoria umana, e alla quale “non credereste se vi fosse raccontata”, perché senza la fede la morte, la condanna e il fallimento sono tutto ciò che disprezziamo e cerchiamo di tenere lontano da noi. E invece è proprio attraverso tutti i falliti, i condannati, i marginali e gli sconfitti della storia che Dio, in Gesù, ha deciso di continuare a strappare l’umanità dalla propria stolta violenza autodistruttiva, cioè dal peccato. La parola di Paolo è stata così efficace che chiedono a lui e Barnaba di tornare il sabato successivo, e molti uscendo li seguono per continuare ad ascoltarli e a stare con loro… Paolo e Barnaba non si sottraggono, accettano di intrattenersi con loro, esortandoli a fare una cosa sola, la più importante: qualsiasi cosa accada, non lasciatevi più strappare via dal cuore quella consolazione che vi ha raggiunti e che avete sperimentato accogliendo “questa parola di salvezza”!