Collatio 17-6-2020

Atti 15,7-12

Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede.

E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro».
Tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro.

La discussione si infiamma, e Pietro si alza per parlare. È il momento di porre una parola autorevole. Ma il suo tono è semplice, pacato, fraterno. Non stabilisce una norma o un criterio dall’alto, ma parla della sua esperienza, e di come sia stato il Signore stesso, come tutti sanno bene, ad aprire, già da tempo, il cuore dei pagani alla fede proprio per mezzo suo (ricordate il centurione di Cesarea al capitolo 10?). Il punto, dunque, non è difendere un principio o rincorrere il nuovo, ma continuare ad affidarsi all’azione di Dio che precede, lui che va oltre le apparenze e quello che possono vedere gli uomini, perché conosce il cuore. Ebbene è il Signore che ha purificato il cuore dei pagani donando loro lo Spirito Santo, senza fare “alcuna discriminazione tra noi e loro”! Che senso avrebbe imporre loro una pratica della Legge, che non solo non è in grado di purificare il cuore, ma che neppure noi Israeliti, né i nostri padri – dice Pietro – abbiamo avuto la capacità di osservare? Pietro argomenta a partire da uno sguardo semplice e onesto sulla realtà. Insomma il punto non è l’osservanza della legge, ma la purificazione del cuore, e questa avviene solo per opera dello Spirito (come dicono i Profeti: Ez 36,26!) in coloro che per mezzo della fede affidano la loro vita a Gesù. Ed ecco infine la solenne professione di fede: “noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro”. La grazia non è una specie di “sconto”, un atto di misericordia straordinario per i pagani, che non essendo in grado di osservare la legge sono salvati “per grazia”, ma è l’essenza stessa del vangelo, che anzi ora proprio l’ingresso dei pagani fa risplendere con maggior chiarezza per tutti: “noi siamo salvati -dice Pietro parlando di sé e di tutti gli Israeliti cristiani! – per la grazia… così come loro!”. È guardando ai gentili divenuti cristiani, e alla propria impossibilità ad osservare la legge, che Pietro si rende pienamente conto che davvero solo la grazia di Gesù e il dono dello Spirito purificano il cuore di tutti. Noi siamo come loro dei salvati per grazia! Ora l’assemblea tace, davanti alla concretezza e alla penetrante e lineare lettura teologica di Pietro, che non lascia spazio ad ambizioni di superiorità sugli ultimi arrivati: l’unico vanto e l’unica vera gioia di tutti i cristiani, ebrei e gentili, è appartenere a Gesù! Ora c’è spazio perché il racconto di Barnaba e Paolo riprenda, mostrando come davvero il Signore ha operato insieme a loro in mezzo alle nazioni. La chiesa cammina, imparando ancora a contemplare e a meravigliarsi per l’opera di Dio, che continua a precedere e ad accompagnare i suoi inviati con “segni e prodigi”.

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