In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
In terra pagana, dopo la guarigione del sordomuto, una grande folla ancora una volta si raduna attorno a Gesù, che Marco continua a descrivere, ovunque va, come una calamita irresistibile. Questa volta si dice subito che non hanno da mangiare ed è Gesù a prendere l’iniziativa condividendo con i discepoli i suoi sentimenti: “Sento compassione per questa folla…”. Nel primo racconto di moltiplicazione in terra di Israele era stato Marco a descrivere la compassione di Gesù per quella folla che era “come pecore senza pastore” (6,34). Questa volta è Gesù in prima persona ad esprimere ai suoi e ad affidare loro la sua compassione per questa folla che lo segue da tre giorni. È il segnale che sta per ripetersi la meraviglia della sua mensa, questa volta per una moltitudine di persone alcune delle quali “vengono da lontano” (è un tipico modo di dire delle Scritture per indicare le genti: cfr. p. es. Is 49,1-12). Marco sta riscrivendo il prodigio già narrato, che qui, nel suo ripetersi, si apre ai pagani. È questo che i discepoli, coinvolti da Gesù, devono imparare: si rinnova uno spezzare del pane che rende presente le viscere di misericordia di Dio per tutti gli uomini. Tutto ha origine dal fremito profondo di compassione di Gesù, che si ripete fino all’ultima eucarestia celebrata per noi che, pure, veniamo “da lontano”. Il digiuno di tre giorni di questa folla, poco credibile come notazione storica, fa da specchio all’ascoltatore del vangelo, forse un catecumeno nella notte pasquale: anch’egli si sta avvicinando alla mensa dell’eucarestia dopo un digiuno di tre giorni! La strada per arrivare a casa è lunga, c’è bisogno di un intervento di cura, di nutrimento e di comunicazione di vita da parte di Gesù. I discepoli sembrano non capire, come se non avessero già vissuto la stessa scena: la loro domanda su come sia possibile sfamarli nel deserto, la richiesta di Gesù di contare i pani… Devono ancora una volta rendersi conto della sproporzione tra le loro piccolissime risorse e il gran numero delle persone. Sette pani, quattromila persone. Eppure ancora una volta la compassione di Gesù trasforma ogni cosa in una grande sovrabbondanza: sette sporte di pezzi avanzati! Il numero sette ritorna, come a confermare che qui si tratta delle nazioni (cfr. Dt 7,1 e Gen 10; e anche il quattro, come i punti cardinali…). E in effetti nella prima moltiplicazione per Israele i numeri erano altrettanto eloquenti: il cinque (la torah) e il dodici (le tribù di Israele). Ci sono anche dei pesciolini (come nella prima moltiplicazione c’erano due pesci), che vengono anch’essi benedetti e distribuiti a tutti: non c’è solo pane… perché è una festa! E torna alla mente anche la promessa fatta ai primi discepoli: “vi farò diventare pescatori di uomini” (1,17). Qui si conclude il viaggio in terra straniera: è ora di attraversare il lago e di tornare in Israele. Con un gioco di parole Marco indica un luogo un po’ vago (Dalmanutà probabilmente non è il nome di una località: in aramaico, sembra che significhi “dalle parti”: quindi sarebbe “dalle parti di dalle parti”! un modo per dire da qualche parte sulla riva ebraica del lago): si torna verso casa e si comincia a tirare le somme…