Isaia 13,19-14,2
Babilonia, perla dei regni, splendore orgoglioso dei Caldei, sarà sconvolta da Dio come Sòdoma e Gomorra. Non sarà abitata mai più né popolata di generazione in generazione.
L’Arabo non vi pianterà la sua tenda né i pastori vi faranno sostare le greggi. Ma vi si stabiliranno le bestie selvatiche, i gufi riempiranno le loro case, vi faranno dimora gli struzzi, vi danzeranno i sàtiri. Urleranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi. La sua ora si avvicina, i suoi giorni non saranno prolungati.
Certo, il Signore avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nella loro terra. A loro si uniranno gli stranieri e saranno annessi alla casa di Giacobbe. I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nella loro terra, e la casa d’Israele se li farà propri nella terra del Signore, rendendoli schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.
La fine di Babilonia corrisponde alla fine di un sistema di male e di oppressione: uno “splendore orgoglioso” di cui è decretata la rovina e che non potrà essere più luogo di abitazione. La natura selvaggia si riprende quello spazio riconducendolo ad uno stato primordiale, pre-umano, invivibile. È la certa promessa di un nuovo inizio possibile, per la misericordia di Dio verso il suo popolo, è il tempo di una scelta rinnovata, dopo che la prima elezione è stata ormai del tutto consumata dal peccato. Di nuovo è donata una terra, in cui gli stranieri sono accolti ed entrano nel nuovo popolo santo e i nemici sono a loro volta resi schiavi di coloro che avevano oppresso. È il ribaltamento della salvezza, che libera i prigionieri, rendendoli padroni di ciò che li teneva schiavi. Il Signore ha già decretato la fine di ogni mondano strumento di oppressione, rinnova per noi un’alleanza fondata sulla sua misericordia e sulla sua scelta (nel Figlio prediletto del Padre, nel quale si compiace); fa del suo popolo un luogo in cui entrano tutti coloro che lo riconoscono Signore, e continua ogni giorno a donarci una potenza di liberazione dalle nostre schiavitù perché possiamo divenire, in Lui, un regno di sacerdoti, signori sulle nostre passioni, per servire con libertà nella carità.