Isaia 24,1-15
Ecco che il Signore devasta la terra, la squarcia e ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti.
Avverrà lo stesso al popolo come al sacerdote, allo schiavo come al suo padrone, alla schiava come alla sua padrona, al compratore come al venditore, a chi riceve come a chi dà in prestito, al creditore come al debitore.
Sarà tutta devastata la terra, sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha pronunciato questa parola.
È in lutto, languisce la terra; è squallido, languisce il mondo, sono desolati il cielo e gli abitanti della terra.
La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l’alleanza eterna.
Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo si consumano gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini.
Lugubre è il mosto, la vigna languisce, gemono tutti i cuori festanti.
È cessata la gioia dei tamburelli, è finito il chiasso dei gaudenti, è cessata la gioia della cetra.
Non si beve più il vino tra i canti, la bevanda inebriante è amara per chi la beve.
È distrutta la città del nulla, è chiuso l’ingresso di ogni casa.
Per le strade si lamentano, perché non c’è vino; ogni gioia è scomparsa, se ne è andata la letizia dalla terra.
Nella città è rimasta la desolazione; la porta è stata abbattuta a pezzi.
Perché così accadrà nel centro della terra, in mezzo ai popoli, come quando si bacchiano le olive, come quando si racimola, finita la vendemmia.
Quelli alzeranno la voce, canteranno alla maestà del Signore. Acclameranno gioiosamente dal mare:
«Voi in oriente, glorificate il Signore, nelle isole del mare, il nome del Signore, Dio d’Israele».
Comincia con questo capitolo la cosiddetta “grande apocalisse” di Isaia che si estenderà per quattro capitoli fino al 27. Lo sguardo del profeta si allarga e si distende nello spazio e nel tempo: dopo aver offerto una parola di giudizio, di verità, anche di cambiamento e di salvezza, dentro le vicende di ogni singolo popolo (Israele compreso) con le sue caratteristiche particolari e avere osservato dentro la storia l’agire sovrano di Dio, ecco ora una parola che guarda a tutta la terra (da Israele, ma complessivamente il mondo) e all’umanità nella loro comune misteriosa sorte di distruzione e di salvezza. Gli abitanti del mondo “hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l’alleanza eterna”. Non si tratta più semplicemente del peccato di cui ciascuno o gruppi di uomini o popoli sono ritenuti colpevoli, e per i quali si attende un castigo. È in atto una distruzione totale e definitiva di questo mondo, che non troverà nessuno in una condizione migliore di un altro (popolo e sacerdote, schiavo e padrone, compratore e venditore… fanno tutti parte di un sistema che sarà interamente travolto per un mondo nuovo nel quale queste differenze non avranno più alcun senso!), perché ciò che l’umanità nel suo complesso, senza più distinzioni, ha infranto è l’alleanza eterna stabilita da Dio con Noè e l’umanità nuova uscita da lui nel mondo salvato dal diluvio, affinché fosse preservato il valore sacro della vita umana e il rispetto per la vita di ogni creatura sulla terra (cfr. Gen 9!). Ma ora questo mondo, agli occhi del profeta, è irrimediabilmente coinvolto nel peccato di una umanità violenta e predatrice, che profana la terra, ammala la creazione, corrompe ogni bellezza e ogni gioia e va verso l’autodistruzione (“si consumano gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini”). Luogo mitico di questa umanità che torna al caos primordiale è la sua città (come se tutta l’umanità ne abitasse idealmente una sola, una sorta di “villaggio globale” ante litteram…?), che è chiamata “città del nulla”, con una espressione che ritroviamo per esempio nei primi versetti della bibbia per indicare che, prima della creazione di Dio “la terra era informe e deserta” (Gen 1,2). È la città del nulla, del vuoto, informe, che contraddice l’opera di ordinamento armonioso e fecondo della creazione di Dio: per questo il mondo intero è ora in pericolo, destinato alla sua fine, alla distruzione. Non sono deviazioni periferiche, situazioni particolari di ingiustizia: “così accadrà nel centro della terra”, è al suo cuore che il mondo è ammalato a morte. La distruzione del male da parte di Dio corrisponderà alla distruzione di un mondo irrimediabilmente corrotto. E forse anche queste grida di gioia che si levano e cantano la maestà del Signore, non si rendono ancora conto che la sentenza di morte è definitiva e riguarderà tutti e tutto. Un canto di gioia sembra prematuro in un tempo che per il profeta è tempo sì di salvezza, ma dentro una fine che di questo mondo non lascerà nulla.