Collatio 4-3-2019

Isaia 26,1-6

In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda:
«Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza.
Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele.

La sua volontà è salda;
tu le assicurerai la pace,
pace perché in te confida.
Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna,
perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto,
ha rovesciato la città eccelsa,
l’ha rovesciata fino a terra,
l’ha rasa al suolo.
I piedi la calpestano:
sono i piedi degli oppressi,
i passi dei poveri».

Di nuovo c’è un canto, pronto per gli ultimi tempi: il popolo salvato può intonare il suo ringraziamento per il dono di una città, finalmente in grado di proteggere da ogni insidia. I popoli invitati al banchetto sul monte sono ora una nazione fedele e giusta, davanti alla quale si aprono le porte di questa casa comune dove Dio stesso è il difensore di una umanità che non deve più temere, perché ormai resa stabile da un desiderio, da una volontà di giustizia e di fedeltà non più insidiata dalla debolezza del peccato: “la sua volontà è salda”. A fondamento di questa città forte vi è dunque la pace, che è l’incontro definitivo tra la roccia eterna della salvezza di Dio e la fedeltà incrollabile di una umanità rinnovata: Cristo è la nostra pace (Ef 2,14)! L’altra città, quella che si innalza orgogliosa, è rovesciata: è l’altro modello di convivenza umana, di organizzazione sociale, fondata sulla prevaricazione e la violenza, sulla fiducia in se stessa e nella propria autosufficienza (Babele… Gn 11,1-9!). Il Signore la abbatte, la rade al suolo (Lc 1,46-55!). I piedi degli oppressi e dei poveri la calpestano: la tentazione di costruire una propria salvezza senza Dio innalzandosi sugli altri è vinta per sempre solo dai passi di cammina con mitezza confidando nel Signore (Mt 5,1-12!). Due città, due progetti di salvezza, due sorti finali.

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