Isaia 29,9-14
Fermatevi e stupitevi,
accecatevi e rimanete ciechi;
ubriacatevi ma non di vino,
barcollate ma non per effetto di bevande inebrianti.
Poiché il Signore ha versato su di voi
uno spirito di torpore,
ha chiuso i vostri occhi, cioè i profeti,
e ha velato i vostri capi, cioè i veggenti.
Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: «Per favore, leggilo», ma quegli risponde: «Non posso, perché è sigillato». Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: «Per favore, leggilo», ma quegli risponde: «Non so leggere».
Dice il Signore: «Poiché questo popolo
si avvicina a me solo con la sua bocca
e mi onora con le sue labbra,
mentre il suo cuore è lontano da me
e la venerazione che ha verso di me
è un imparaticcio di precetti umani,
perciò, eccomi, continuerò
a operare meraviglie e prodigi con questo popolo;
perirà la sapienza dei suoi sapienti
e si eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti».
Lo stupore per l’opera di salvezza improvvisa e fuori da ogni umana previsione si trasforma in accecamento, torpore, incredulità. Ciò che il Signore opera e di cui il profeta è testimone rimane come un libro indecifrabile: un libro sigillato per chi non sa leggere. C’è una distanza incolmabile tra il modo di agire di Dio e la sua sapienza misteriosa e il tentativo di comprensione degli uomini. Il loro cuore è lontano. E non solo per umana indolenza, per colpevole ostinazione. Non sappiamo se l’incomunicabilità è a motivo dell’incapacità di leggere o perché il messaggio è sotto sigillo. Fatto che sta che a nulla vale il tentativo di avvicinarsi ritualmente al mistero della santità di Dio e al senso ultimo della sua volontà. Non è altro che una costruzione umana, che tenta di addomesticare, controllare, “normalizzare” il mistero di Dio; e questo moltiplica la distanza, sancisce l’incomprensione, in un ingannevole pretesa di capire (cfr Gesù a Nazareth: Mc 6,1-6!). Il Signore non rinuncia alla sua santità, ma non si rassegna neppure alla distanza con il suo popolo: “perciò, eccomi, continuerò a operare meraviglie!”. Il Signore rilancia, fino a giocarsi tutto, sfidando l’incomprensione e il rifiuto. Gesù quando opera miracoli e pure una folla lo segue per ascoltarlo deve accettare di non essere capito: come potrà allora essere accolto il dono di tutta la sua vita, nel paradosso terribile e glorioso della sua croce? “Perirà la sapienza dei suoi sapienti e si eclisserà l’intelligenza dei suoi intelligenti” (cfr. 1Cor 1,18-19!).