Ebrei 7,26-28
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.
Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
La venuta di Gesù ci ha fatto capire di cosa avevamo bisogno: non poteva bastarci il “sistema della debolezza” della liturgia del tempio, celebrata da sacerdoti essi stessi bisognosi di perdono, e quindi in una memoria del peccato senza fine. Avevamo bisogno di Lui: “santo, innocente, senza macchia”, nel quale il Padre si compiace (Mc 1,11), in cui non si trova alcuna colpa (Gv 19,4.6), che come agnello senza difetti e senza macchia (Es 12,5; 1Pt 1,19!) può finalmente offrire se stesso. Egli con la sua morte e risurrezione è stato “separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; è Lui quel giusto che “anche se muore prematuramente, troverà riposo. Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un’età senile è una vita senza macchia. Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo… Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio. I popoli vedono senza comprendere; non riflettono nella mente a questo fatto che la grazia e la misericordia sono per i suoi eletti e la protezione per i suoi santi. Il giusto defunto condanna gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla perfezione, condanna la lunga vecchiaia dell’ingiusto. Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro” (Sap 4,7-17). Nel libro della Sapienza il giusto con la sua morte prematura, non è condannato, ma è separato dai peccatori per non esserne contaminato; qui invece Gesù è separato dai peccatori perché con la sua morte offre se stesso per loro ed è elevato sopra i cieli per intercedere a loro favore ed essere “porto sicuro” di salvezza per tutti nei cieli presso Dio. E’ per sancire questa alleanza nuova ed eterna tra Dio e l’umanità che il giuramento lo costituisce sacerdote “reso perfetto per sempre”. La santità di Gesù, la sua innocenza e purezza inattaccabili, il suo essere “posto al sicuro” presso Dio, non sono ciò che condanna noi peccatori, ma ciò che Egli liberamente mette a nostra disposizione offrendo se stesso perché siamo per mezzo di lui perdonati, purificati, santificati (cfr. 1Cor 6,11!).