Collatio 05-09-2019

Giovanni 8,39-47

Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».

Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna.
A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

Colpisce la forza con cui Gesù smaschera la falsa rappresentazione di sé dei Giudei: “il padre nostro è Abramo… noi non siamo nato da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!”; la rivendicazione di vivere in piena e fedele continuità con la storia credente del popolo di Dio, però, non sta in piedi, e Gesù ne mostra l’inganno prima di tutto con l’argomento più semplice, l’incoerenza: “se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo”. Altrove nei vangeli sinottici Gesù ripete: “ogni albero si riconosce dai suoi frutti” (Lc 6,44). Al di là di qualsiasi immagine di noi stessi che ci costruiamo, che presentiamo agli altri e alla quale anche più o meno sinceramente possiamo credere, sono le nostre opere a dirci chi siamo, che cosa per noi è importante, chi ascoltiamo, o, nel linguaggio della bibbia, “di chi siamo figli”. La promessa di vita, che come un seme celeste ciascuno di noi custodisce nel profondo, nell’incontro con Gesù e con la sua parola divina di verità diviene chiamata alla fede; eppure c’è un inganno, una menzogna, una distorsione che diventa violenza, progetto di morte: “voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio”. Non è per questo che siamo fatti: “se Dio fosse vostro padre, mi amereste!”. L’incontro con Gesù potrebbe essere un incontro di amore, nel riconoscimento di Lui come l’inviato di Dio, ma c’è una durezza che impedisce di fare spazio alla sua parola e di intenderne il senso di vita e di pienezza per noi. Questa chiusura e violenza è l’opera di un’altro “padre”, del diabolico ispiratore di menzogna e di morte, che ci trascina in quel tradimento della verità che sta alla sua stessa origine: “egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità”. Rifiutare quella vita per la quale siamo fatti è in fondo il più grande tradimento, la più grande smentita di noi stessi: “a me voi non credete, perché vi dico la verità”. Tutti noi abbiamo Dio per padre e veniamo da Lui; ma possiamo, anche continuando come i Giudei a proclamare il contrario, a tradire nei fatti le nostre origini, anzi stabilire per noi un “nuovo inizio”, lasciandoci sedurre dall’inganno del diavolo che ci indica una strada di realizzazione di noi stessi senza Dio e senza gli altri, senza lasciarci generare continuamente dalla sua parola, in una via senza ascolto, e senza verità, una via che diventa chiusura fino a dare morte. “Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo noi non ascoltate: perché non siete da Dio”. Gesù instancabilmente si offre ai Giudei, ma l’incomprensione sembra ormai insanabile. Quell’inizio di fede in Gesù da parte dei Giudei (8,30-31) non regge davanti alla proposta di un cammino discepolare che esige una messa in discussione radicale della rappresentazione di sé e del punto di partenza della propria visione e un cambiamento profondo del proprio modo di sentire e di agire dietro a Lui; tutto questo è impossibile senza l’ascolto della sua parola, e solo chi è “da Dio”, e quindi è autenticamente se stesso, ascolta davvero Gesù.

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