Collatio 18-09-2019

Giovanni 10,31-42

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».

Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Ci risiamo… l’odio-amore che i Giudei provano per Gesù torna a diventare una minaccia di morte. Non sopportano il suo invito a credere in Lui e a sperimentare l’amore del Padre; vorrebbero un Messia secondo le loro attese di potenza mondana. Alle pietre che i Giudei raccolgono Gesù risponde con le parole, con un ennesimo tentativo di relazione, ricordando loro le “molte opere belle” che ha manifestato loro, le opere di vita, di risanamento, di liberazione del Padre. Ma ai Giudei non interessa, la loro spasmodica volontà di eliminarlo non è più in grado di lasciarsi interrogare dall’operare bello di Gesù: egli con la sua vita prima ancora che con le sue parole ha rotto l’incantesimo di un Dio fuori dalla storia, da difendere e da cui difendersi attraverso il muro di una religiosità senza fede; vedono in Gesù un uomo che si fa Dio, e non riconoscono il Verbo di Dio fatto carne. Gesù continua a rivolgersi loro nel tentativo di raggiungerli, allentando il più possibile la tensione ideologica: in fondo non lo dice anche il salmo: “io ho detto, voi siete dèi”? Allora a maggior ragione Gesù, il consacrato di Dio inviato nel mondo può dire di sé “Sono Figlio di Dio”! E così la parola (“io ho detto”) che Dio rivolge divinizza gli uomini che la accolgono (“voi siete dèi”), e il Verbo stesso di Dio si fa carne, si umanizza e umanizza quanti credono in Lui (come il cieco nato…) dando loro “il potere di essere fatti figli di Dio” (cfr. 1,12-14!). Gesù non vuole rimanere sul piano delle parole: ci sono le opere che parlano da sole, c’è lui stesso, evento presente di grazia, in cui toccare con mano e riconoscere la presenza stessa del Padre e del suo operare la salvezza in Lui, come l’abitare e l’abbandono filiale di Gesù nel Padre. L’estremo tentativo di catturarlo rimane senza effetto: “sfuggì alla loro mano”, così come invece aveva detto che le sue pecore “nessuno le strapperà dalla mia mano… nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio” (10,28-29). Il grande ciclo del suo ministero sembra ora ormai al termine: tornare al di là del Giordano, dove Giovanni battezzava (1,28) significa tornare dove tutto è cominciato, là dove il “testimone della luce” (1,6-8) aveva visto lo Spirito scendere e rimanere su Gesù, il consacrato di Dio, l’agnello che toglie il peccato del mondo. Ora dopo tutto quello che è accaduto si può ben vedere la profondità e la verità della testimonianza di Giovanni su Gesù: “In quel luogo molti credettero in Lui”.

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