Giovanni 12,44-50
Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Gesù aveva ufficialmente concluso la sua predicazione pubblica in 12,36 (“Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro”) e nei versetti 37-43 avevamo ricevuto la meditazione dell’evangelista sul senso profondo, alla luce delle Scritture, in particolare di Isaia, del ministero di Gesù prima della sua passione. Questi ultimi versetti del capitolo, in cui Gesù sembra tornare a insegnare prima della sua passione un po’ ci spiazzano. Ma a ben vedere non si tratta di una ripresa del suo ministero pubblico: il grido di Gesù risuona qui fuori da un contesto preciso. Prima di entrare nella narrazione della grande oscurità della passione l’evangelista ci offre, dopo la sua riflessione teologica dei versetti precedenti, la validità permanente della parola di Gesù, che con la forza del grido di Dio stesso rimane, attraverso la passione e oltre la passione, per tutte le generazioni future, la parola fedele dell’inviato del Padre. Credere in Gesù significa, da ora e per sempre, credere nel Dio fedele, vedere Lui significa vedere il volto stesso di Dio. Questa parola risuona ormai in modo permanente e senza pentimento nelle parole e nella persona di Gesù, luce inviata nel mondo: chiunque d’ora in poi crederà in Lui sarà strappato dal dominio delle tenebre. La passione di Gesù non oscurerà questa luce, anzi lì brillerà in modo pieno e definitivo, per tutti. “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo”; nell’ultimo giorno la condanna per chi lo rifiuta consisterà semplicemente nell’autocondanna di averlo rifiutato e nel vedere le sue parole, ascoltate ma non osservate, in tutta la loro autorità divina e nella loro verità definitiva e incancellabile; sono le parole stesse del Padre, accolte con amore filiale da Gesù e offerte con fedeltà agli uomini come sorgente perenne di vita in abbondanza per tutti.