Giovanni 17,24-26
«Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Le ultime parole della preghiera di Gesù al Padre prima della sua passione sono sorrette dalla forza di un “voglio”, in cui splende tutta la consapevolezza filiale di Gesù, il senso di aver in tutto, e fino in fondo, cercato e compiuto la volontà del Padre, e quindi ora la libertà e l’autorità di “pretendere” il pieno esaudimento del suo volere, che è una cosa sola con il volere del Padre. Il fragile e necessariamente incerto cammino nella fede da parte dei discepoli ha un approdo sicuro, là dove la coscienza di Gesù è saldamente appoggiata: la gloria filiale di essere al centro del cuore del Padre. È quello il luogo che attende anche i discepoli: nel grande turbamento della passione non reggeranno, ma per la preghiera di Gesù troveranno infine, nel cuore del Padre, l’amore incrollabile che precede il mondo, e che è la sorgente della missione di Gesù e di ogni cosa. Il mondo stesso è collocato e circondato da questo amore: un amore che niente e nessuno può incrinare, perché non dipende dalla risposta del mondo, ma è tutto interamente radicato nella relazione tra il Padre e il Figlio, il quale, “divenuto mondo” nell’incarnazione, ha corrisposto pienamente, con la sua obbedienza di amore, all’amore del Padre. E se anche il mondo non ha conosciuto il volto di amore di Dio, ormai in Gesù questa conoscenza è seminata nel mondo e donata ai discepoli come un cammino ancora aperto per tutti coloro che se ne lasciano attrarre: “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere”. Un nome, un volto rivelato in Gesù, il volto misterioso di Dio sempre ancora svelato come un tesoro inesauribile di amore. Chiunque si lascerà raggiungere e accoglierà l’amore del Padre, allora Gesù stesso abiterà in lui: “perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.