Isaia 51,12-16
12
Io, io sono il vostro consolatore.
Chi sei tu perché tu tema uomini che muoiono
e un figlio dell’uomo che avrà la sorte dell’erba?
13
Hai dimenticato il Signore tuo creatore,
che ha dispiegato i cieli
e gettato le fondamenta della terra.
Avevi sempre paura, tutto il giorno,
davanti al furore dell’avversario,
perché egli tentava di distruggerti.
Ma dov’è ora il furore dell’avversario?
14
Il prigioniero sarà presto liberato;
egli non morirà nella fossa
né mancherà di pane.
15
Io sono il Signore, tuo Dio,
che agita il mare così che ne fremano i flutti
– Signore degli eserciti è il suo nome.
16
Io ho posto le mie parole sulla tua bocca,
ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano,
quando ho dispiegato i cieli e fondato la terra,
e ho detto a Sion: «Tu sei mio popolo».
Ci sono persone che rimangono enigmi umanamente insolubili, abissi di dolore e di follia che nessuno sa davvero toccare e soccorrere, e che solo Dio può abbracciare e consolare: “Io, io sono il consolatore!”. E’ bello oggi sentire tutta la forza di questa dichiarazione di Dio, che si attribuisce il nome stesso di “consolatore”; è così che risponde al lamento e alle provocazioni del profeta: “Svegliati… rivestiti di forza….! Non sei tu che hai fatto a pezzo Raab…? Non sei tu che hai prosciugato il mare…?”(vv.9-10). Lui consola perché libera dalla paura, perché la memoria di Lui “il tuo creatore, che ha dispiegato i cieli e gettato le fondamenta della terra” riporta ogni cosa nella sua vera dimensione, dentro l’orizzonte più ampio del mondo e della storia. “Avevi sempre paura, tutto il giorno, davanti al furore dell’avversario…”; una paura che si prende tutto lo spazio del cuore, perché ci si sente soli, in balìa di forze più grandi, schiacciati, indifesi. Ricordarsi del Signore, significa anche ricordarsi che quel che allora ci sembrava così grande e invincibile si è poi rivelato inconsistente, e che così sarà anche per ciò che in questo momento ci assilla: “perché temi uomini che muoiono e un figlio dell’uomo che avrà la sorte dell’erba? (cfr. 40,6-7!) … dov’è ora il furore dell’avversario?”. Il Signore del mondo e della storia, che domina sugli abissi del mare e su ogni misteriosa vicenda dei cuori e dei popoli, è Lui che infine libera, salva, nutre, protegge, dà vita: “Il prigioniero sarà presto liberato; egli non morirà nella fossa né mancherà di pane”. Solo questa certezza lenisce la nostra paura, e la paura di ogni povero. Ed è questa la parola di speranza che un resto “consolato” deve portare nel mondo, come strumento della carezza nascosta di Dio: “Io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano”. Non riceviamo consolazione, se non per divenirne servitori a vantaggio dei fratelli; altrimenti ogni consolazione si trasforma fatalmente in amara e triste rivendicazione. Segreto della creazione di Dio fin dal principio è la formazione di un popolo che in nome suo porti nelle vicende ferite della storia la consolazione della sua speranza. Scrive Paolo ai Corinzi: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio…” (2Cor 1,3-4).