Atti 19,11-22
Dio intanto operava prodigi non comuni per mano di Paolo, al punto che mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
Alcuni Giudei, che erano esorcisti itineranti, provarono anch’essi a invocare il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica!». Così facevano i sette figli di un certo Sceva, uno dei capi dei sacerdoti, giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». E l’uomo che aveva lo spirito cattivo si scagliò su di loro, ebbe il sopravvento su tutti e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e i Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù veniva glorificato. Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche di magia e un numero considerevole di persone, che avevano esercitato arti magiche, portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e si trovò che era di cinquantamila monete d’argento. Così la parola del Signore cresceva con vigore e si rafforzava.
Dopo questi fatti, Paolo decise nello Spirito di attraversare la Macedonia e l’Acaia e di recarsi a Gerusalemme, dicendo: «Dopo essere stato là, devo vedere anche Roma». Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po’ di tempo nella provincia di Asia.
Efeso è una antica e grande città (200.000 abitanti circa), capitale dell’Asia minore, fiorente, sia a motivo del porto che del famoso tempio dedicato ad Artemide. Le sfide per Paolo sono molte: abbiamo già visto come la presenza dei discepoli fosse diversificata e la loro conoscenza di Gesù e della sua novità nel dono dello Spirito a volte approssimativa, e anche come Paolo abbia dovuto dolorosamente fare a meno del riferimento comune alla sinagoga. Il prezzo per la fedeltà al vangelo di Gesù è alto, sia come espropriazione dei riferimenti religiosi di Israele, sia per la fatica di tenere insieme le varie anime della chiesa nascente e dispersa. Ma non è finita: qui a Efeso il meraviglioso tempio di Artemide (una delle sette meraviglie del mondo) attirava una quantità di personaggi dediti alle arti magiche, predicatori, guaritori, come anche profeti giudei itineranti. In questo contesto particolarmente caotico dal punto di vista religioso la presenza di Paolo spicca: la potenza di liberazione e guarigione che il Signore opera attraverso di lui non è legata a particolari conoscenze esoteriche o ad arti magiche, ma alla consistenza luminosa della sua umanità conquistata da Gesù. Per questo è inimitabile. I giudei esorcisti itineranti vorrebbero carpire la forza di liberazione di Paolo come fosse un “abracadabra”. Ma non c’è efficacia della Parola se questa non è accolta nella verità del cuore e della vita. In fondo questo è l’inganno della magia: voler esercitare un potere che viene da Dio, senza lasciarsene toccare e trasformare personalmente in un vero cammino di conversione. E allora sono guai… ci si fa molto male! come questi sciocchi e temerari figli di Sceva, uno dei capi dei sacerdoti, che pensano alla religione come ad una fonte di prestigio personale e di guadagno. L’esito infelice del loro azzardato tentativo, che li costringe a ritirarsi svergognati e ammaccati, è però occasione di “timore” un po’ per tutti: non ci si prende gioco di Dio! Paolo non è un prestigiatore, ma un testimone autentico e credibile della vera potenza del Signore nella sua vita e quindi strumento di liberazione e di grazia anche per gli altri. Non è un fake! Questo santo timore, che diventa “glorificazione del nome di Gesù”, spinge molti a liberarsi delle falsità della magia e delle sue vuote promesse di una felicità mondana, fatta di potere e denaro, per abbracciare la Via gioiosa ed esigente di camminare dietro a Gesù nell’amore, per quello che siamo, senza trucchi. Ecco il vigore della Parola che cresce e si rafforza: essa agisce nella nostra vita non “magicamente”, ma nella misura della nostra libera adesione e disponibilità sincera alla conversione. Paolo ha deciso: ormai la sua permanenza a Efeso volge al termine. L’intenzione è quella di fare il giro delle comunità fondate in Macedonia e in Acaia per poi recarsi a Gerusalemme. Ma l’orizzonte ulteriore comincia a chiarirsi: “dopo essere stato là, devo vedere anche Roma”, mentre manda avanti Timoteo ed Erasto, perché preparino le comunità al suo arrivo.